Da Caracas abbiamo raggiunto Ciudad Bolivar, una bruttissima città sul fiume Orinoco, alle soglie della foresta amazzonica.
Di mattina presto siamo saliti su un Cessna a 6 posti, piccolo, piccolo.
L’aereino si è alzato sulla pista e ha iniziato a sorvolare il manto infinito della foresta pluviale. Mi faceva effetto, mi pareva di sentire il vuoto sotto il mio seggiolino in coda.
Dai finestrini vedevamo tutto quel verde che non finiva mai, a perdita d’occhio, poi sulla destra sono apparsi i tepuies, montagne senza cima, tronche, bellissime.
Il Cessna è atterrato sulla pista sterrata di Canaima, da qui partono le spedizioni sul Rio Caroni’ verso l’interno della foresta.
C’è una grande laguna con l’acqua rossiccia in cui si tuffa una delle tante cascate della zona, tutto è bellissimo e si avverte la distanza, cioè si è coscienti che da lì a casa c’è molta, molta strada.
Passiamo la notte accampati nella foresta, sulle amache sotto una tettoia di lamiera. Fa freddo e la luna è incredibilmente grande, mi avviluppo nella zanzariera, amaca e tutto.
Spingi e tira
La mattina saliamo su due barche più piccole, non abbiamo bagaglio, solo qualcosa avvolto nei sacchi neri dell’immondizia, comprese le scarpe per camminare nel sottobosco. Nel fiume, mano mano che si procede l’acqua diminuisce di livello, dobbiamo scendere e tirare su la barca a braccia, oltre le cascatelle e contro la corrente. Poi all’ordine: “tutti sopra!” saltiamo su.
Che fatica! siamo fradici ed esausti.
Il Salto!
Procediamo così per tutta la mattina, e finalmente approdiamo al punto da cui parte il sentiero che passando sotto la foresta sbuca ai piedi del salto Angel.
Siamo stanchi, ma anche euforici, spacchettiamo gli scarponcini tenuti all’asciutto dalla plastica, ci diamo una sistemata e inizia il cammino, tra le radici delle piante, con un’umidità che ci fa sudare e gocciolare.
L’odore è meraviglioso. Ovunque si giri lo sguardo si vedono solo tronchi, radici e foglie, non si scorge il cielo da qui..
Camminiamo con fatica nell’umido appiccicoso, un passo dopo l’altro tra le radici.
Il sentiero sale. La foresta è piena di rumori, scricchiolii, sospiri, o siamo noi che ansimiamo rumorosamente.
Poi davanti a noi, tra gli alberi, traspare un po’ di luce chiara, affretto istintivamente il passo, si aprono le fronde come una cortina a teatro,
ancora un passo e sono fuori,
su una roccia sporgente,
davanti a me il Salto.
Sono senza fiato per l’emozione, alzo lo sguardo e vedo il bordo del tepui da cui l’acqua inizia a precipitare, appena sotto di me, data l’altezza del salto, l’acqua nebulizza.
Sono incantata,
felice,
e penso: qualunque cosa accada questo nessuno mai potrà portarmelo via, mai..