Ok, è vero, sono 900 pagine e la lettura è piuttosto impegnativa, ma io ve lo consiglio ” Grande seno fianchi larghi” di Mo Yan, premio Nobel per la letteratura 2012. A me è piaciuto moltissimo e l’ho letto in pochi giorni, anzi poche notti.. eccolo nella mia libreria Anobii
La saga della famiglia Shangguan vi porterà a spasso tra descrizioni oniriche ed eventi storici attraverso la Cina del 900. Un ottimo libro per conoscere intimamente un paese così distante e così diverso da noi. Tutti i componenti della famiglia Shangguan vivono vite intense, diverse, tormentate, dai tempi della povertà agricola, all’epoca del consumismo che tutto intacca, tranne i caratteri e i ricordi.
La descrizione di Anobii:
Shangguan Lü, dopo aver partorito sette figlie femmine, riesce finalmente ad avere l’agognato maschio, in grado di perpetuare la stirpe. A seguito dell’uccisione degli uomini della famiglia da parte degli invasori giapponesi, la giovane madre si ritrova a dover crescere, da sola, il nuovo nato e le sorelline. È Jintong, il Bambino d’oro, l’io narrante del romanzo; frutto in realtà di un amore adulterino con il prete occidentale Ma Luoya, è il figlio prediletto e viziatissimo, allattato fin quasi all’adolescenza, che fa del seno l’icona feticistica di tutta la sua vita. Icona che cercherà crescendo nelle altre donne, a partire dalle sorelle, di cui segue da vicino i destini quanto mai diversi. La parabola di ciascun personaggio si salda alla storia travagliata della Cina, dai tardi anni Trenta del conflitto sino-giapponese alle carneficine della guerra civile, fino all’avvento dell’era maoista e al suo superamento nell’ultimo ventennio del secolo appena trascorso. Jintong, su cui si concentrano le aspettative di madre e sorelle, da studente modello si ritroverà manovale in una comune agricola, detenuto in un campo di lavoro, danaroso imprenditore e vagabondo perdigiorno, facile preda di voraci personalità femminili. Nessuno meglio di Mo Yan sa rendere l’anima senza tempo della civiltà e della cultura cinesi, attraverso le sue mille evoluzioni e sfaccettature. La particolare cifra, fantastica ed epica, comica e tragica, della sua scrittura si condensa nella potenza di metafore come quella della madre-terra, di cui tutti, pur nella loro diversità e nei loro conflitti, sono figli. O quella del figlio “bastardo” che non si risolve a crescere, che non trova la propria identità e collocazione, così simile alla Cina contemporanea in continua oscillazione fra conservazione e riforme.
La scrittura di Mo Yan, mi ha incantata e finite le 900 pagine mi sono sentita orfana della “madre” Shangguan Lu, grande donna!