L’ho chiamato il fiume fiorito. Il fiume Sepik è il fiume più lungo di Papua Nuova Guinea (1126 chilometri), nasce oltre il confine nella parte indonesiana della grande isola e in anse ampie e lente, raggiunge l’oceano Pacifico. Il dislivello del letto del fiume è scarsissimo, per cui si formano laghi, paludi, tutti ricoperte di fiori galleggianti viola.
E’ stato il viaggio più emozionante e più duro della mia vita e ho pensato molto a come raccontarlo, condensando tanti ricordi in poche righe. L’avvicinamento è iniziato a Singapore, da lì un volo ci ha portato a Port Moresby, la capitale di Papua Nuova Guinea e poi a Madang, sulla costa est. Ma il viaggio vero doveva ancora iniziare a Wewak..
Siamo arrivati al villaggio di Angoram sulle rive del fiume, con un camion adibito al trasporto delle persone, nel cassone ovviamente. Devo fare una premessa: proprio in quei luoghi così strani e particolari, ho scattato pochissime fotografie e so che se ci tornassi farei lo stesso. La gente è meravigliosa, mai come a Papua abbiamo trovato tanti amici, tante persone disposte ad aiutarci e ad accompagnarci, a darci consigli, a proteggerci. Il loro aspetto ci incuriosiva, certo: capigliatura riccia ed arruffata, tatuaggi dappertutto, orecchie forate e allungate, guance segnate da scarnificazioni decorative e i denti rossi per la masticazione della noce di betel.
Insomma per i nostri canoni occidentali le persone apparivano affascinanti e inquietanti, soprattutto perchè quasi tutti gli uomini portavano un machete alla vita. Invece seduti tutti stretti nel cassone del camion, per un viaggio durato ore, lungo una strada sterrata piena di buche, siamo diventati amici e ovviamente abbiamo dovuto masticare anche noi la noce che allappa la lingua. Sul camion c’era un odore davvero nauseabondo, un odore di rancido fortissimo e non è stato facile arrivare a destinazione tra gli scossoni senza stare male, tutti stretti gli uni agli altri.
Finalmente al villaggio, abbiamo potuto organizzare la nostra risalita del fiume in canoa, un lungo viaggio che ha richiesto un equipaggiamento ad hoc, molto spirito d’avventura e molto DDT.
Le cose indispensabili che abbiamo portato con noi:
- Amuchina per disinfettare l’acqua da bere
- medicine, compresi aghi per cucire le ferite e tutto ciò che serve per pronto soccorso
- sacco-lenzuolo di cotone che consente di dormire in ogni condizione con i 3 lati ben chiusi
- scarponcini da trekking
- k-way
- cibo ( carne in scatola e riso)
Io avevo con me anche la zanzariera, ricordo la nostra guida che ci dava indicazioni: “una persona = una zanzariera, se tu due persone una zanzariera = tu ti ammali”
Nella lista non ho messo il repellente per le zanzare, perchè merita una nota a parte. Lo avevamo certo, ma ragazzi quante ce n’erano! Nuvole di zanzare sempre intorno, giorno e notte. Avevamo esaurito le nostre bombolette e allo spaccio ne ho comprata una del posto, Mortein, si chiamava. Il mio compagno di viaggio mi ha dato della pazza, diceva che non avrei dovuto usarla, che non bisognava respirare quella roba ecc.. bè, vi assicuro che già nel pomeriggio ce lo spruzzavamo dappertutto, anche sotto i vestiti.
Ma che emozione la partenza! La canoa lunghissima filava contro corrente a tratti veloce e a tratti lenta, frenata dalla vegetazione del fiume. Le ninfee violette circondavano la barca e bisognava spingere con lunghi bastoni per avanzare. Lungo il fiume vedevamo le palafitte dei villaggi animate da bambini e animali, mentre la sensazione di entrare in un mondo allo stesso tempo nuovo e primitivo si faceva fortissima e sconvolgente. Ogni poco scrosci di pioggia ci inzuppavano fino alle ossa, poi il sole ci scottava la pelle, il naso e le mani aggrappate ai bordi della canoa.
Per la prima sosta ci ha ospitati una famiglia nella casa sul fiume. La casa di legno era costruita su pali conficcati nel fango, al piano del terreno, sotto il piano abitato, la famiglia vive di giorno. Si accende un fuoco per cuocere il cibo e il fumo scaccia le zanzare, non tutte.. La padrona di casa, cucinava qualcosa di bianco in una padella, sembrava una frittata, ma aveva lo stesso odore acre che sentivo nel cassone del camion!!! Noooo!!
Così ho imparato cosa fosse il sago, un amido estratto dal midollo di alcune palme e l’ho mangiato, come avrei potuto rifiutare? Una fetta di sago, mezza banana e un pescetto di fiume affumicato. Stavamo seduti intorno al fuoco, la guida spiegava alla famiglia chi eravamo, loro ci osservavano attenti e noi osservavamo loro, stupendo!
Da quel punto, nella prosecuzione del viaggio, ci siamo cucinati da soli il riso condito con la carne in scatola, abbiamo mangiato solo quello per giorni, ma meglio così. Quando approdavamo in un villaggio tutti ci salutavano con affetto e curiosità, i bambini ci correvano incontro, ci accompagnavano in giro, tra le magnifiche case di legno e di foglie, decorate e meravigliose. Le storie, le leggende, si mescolavano a una natura senza pari, forte, dura, potente, amica e nemica.
Ci raccontavano che quando Dio creò il mondo, spartendo i pericoli e le minacce un po’ dappertutto, gettò tutto ciò che aveva avanzato, vulcani, serpenti, maremoti.. in Papua Nuova Guinea. Forse è vero. La sopravvivenza nel Sepik non è facile, ma la gente è fiera, amichevole e accogliente, sei loro ospite e il rapporto è assolutamente paritario e dignitoso, per questo non ho scattato molte fotografie.
Siamo stati nelle House Tambaran, le case degli spiriti, tutte decorate e dipinte. Il culto degli avi, le lotte tribali, le tradizioni, sono fortissimi e hanno resistito negli anni alle influenze esterne. In alcuni villaggi ci sono delle tettoie adibite a chiesette, costruite dai missionari. La gente del villaggio ci va volentieri, ma se ha un problema qualsiasi, anche di salute, ricorre spesso ai riti locali. Scherzando la guida diceva: “Certo adesso c’è una piccola chiesa, ma prima di costruirla si sono mangiati 12 missionari!” Ridevamo..
L’artigianato è sublime, maschere, statue, oggetti rituali, grandi animali, scolpiti nel legno tenero. L’avete vista la mia donna di legno del Sepik? Ho portato a casa lei, ma anche maschere e scettri da cerimonia e una grande iguana di legno rossiccio.
Venite a vederla in agenzia, vi affascinerà, ma non ve la farò toccare :))
Mi raccomando, se andate sul Sepik, accertatevi che i manufatti, soprattutto le maschere, non abbiano parti umane, come i denti o i capelli.. E’ sempre più raro, ora usano i denti di animali, ma non si sa mai..